Ho riportato altresì che l'attenzione delle autorità che ci governano dovrebbe essere concentrata in materia di revisione legale su:
Autorità Indipendente: ogni organo di controllo é nominato da un'autorità terza indipendente ed estranea alla compagine sociale e all'organo amministrativo di qualsiasi società di qualsiasi dimensione; Numero incarichi: ogni revisore iscritto al registro comunica all'autorità centrale con cadenza semestrale il numero di incarichi e la struttura di cui si dota per gestirli; Nomina: l'autorità in maniera del tutto trasparente nomina il revisore per ogni società avente i requisiti e tenuto conto di quanto sopra.Molti colleghi hanno aumentato la "dose" ritenendo che, in aggiunta a quanto sopra proposto dal sottoscritto, i revisori legali dovrebbero essere sorteggiati garantendo una rotazione con nomina a termine così come avviene nella revisione legale di altri enti. Viene altresì ribadito da taluni altri, che dovrebbe esserci anche una limitazione negli incarichi e la rotazione a sorteggio garantirebbe l'obiettivo anche dell'assoluta indipendenza.
Altri colleghi sottolineano anche il caso "tutto italiano" della contemporanea presenza del collegio sindacale, sindaco unico e revisore legale. Trattasi di un'anomalia tipicamente italiana sulla quale in molti dissentano e ormai retaggio di "pasticci legislativi" commessi nel nostro paese.
Qualche collega ci segnala poi ciò che succede all'estero. In particolare il mondo anglosassone, paesi (Regno Unito, USA, Canada, Australia, Sud Africa, etc) dove la revisione è affidata dalle società controllate al revisore (il controllato affida l'incarico al controllore), con standard mediamente di livello medio-alto e con molteplici e significativi miglioramenti normativi nel corso dei decenni.
A riguardo, mi preme solo precisare che per il discorso collegio sindacale, per quanto trattasi di un organo societario tutto italiano, tuttavia non lo condannerei più di tanto. Pensiamo ai grandi gruppi societari dove la presenza di un organo di controllo collegiale comunque può aiutare a ridimensionare i troppi interessi coinvolti.
Per quanto riguarda poi l'esempio che ci danno gli altri paesi, bisogna anche dire che si tratta di "culture" dove:
il concetto d'indipendenza è tenuto nel dovuto conto nella forma e nella sostanza; le organizzazioni professionali (revisori e controllori dei revisori) sono notevolmente più severe; gli enti e le aziende sottoposte a revisione (controllate) sono abituate a … "pagare nei termini" il corrispettivo dovuto.Sono tutte belle idee. Il problema è che manca la cultura di fondo sia per chi controlla che per chi è controllato.
In Italia il controllo è visto come una "vessazione", un costo, una perdita di tempo, …. e non aggiungo altro … lascio spazio alla fantasia di ognuno di noi.
Negli altri paesi invece, e parlo per esperienza personale, il controllo è visto come un'opportunità. Ad esempio un mio cliente "oltre confine" pretende la mia presenza in azienda e la disponibilità periodica di tutto lo staff aziendale affinché questo possa permettere di anticipare l'evidenziazione di eventuali problematiche, non solo di bilancio ma anche di processo, e quindi, ricercare insieme una preventiva loro soluzione. Questo, per fortuna, esiste anche in molte realtà aziendale "nostrane" che vedono nel revisore no un "nemico" ma un professionista che può aiutare l'azienda a crescere. Certo però siamo ancora lontani dagli altri paesi.
In molti paesi esteri, e parlo sempre per esperienza, l'attività di revisione legale dei conti, assolve al meglio la propria funzione perché viene vista non come un momento d'ispezione (per far questo ci sono altri organi: in Italia la Guardia di Finanza, i Carabinieri, ecc. ecc.), ma come momento di collaborazione con la direzione aziendale e con tutto il personale della società e non solo nelle operazioni di chiusura finale ma anche periodica della contabilità e del bilancio. All'estero per esempio il team di lavoro non viene visto come un ostacolo all'attività lavorativa ma si cerca sempre di ottimizzare il lavoro di revisione pianificando nel tempo gli interventi e proponendo un approccio di tipo graduale ma continuativo.
Vogliamo poi parlare di professionalità e specializzazione ? All'estero i revisori, fanno revisione … e basta … a proposito del discorso di indipendenza …; i revisori dispongono di risorse professionali che seguono un percorso professionale specialistico chiaramente definito e che prevede avanzamenti in funzione delle effettive capacità professionali acquisite nel tempo.
Insomma quello che voglio dire è che … all'estero è un altra storia …
Noi in Italia abbiamo bisogno di tempo affinché:
Riguardo al primo aspetto, occorre stabilità politica; evitare di fare interventi legislativi col "macete" o peggio far proliferare interpretazioni, risoluzioni, circolari, …. frutto più di "malesseri intestinali" che di vera conoscenza pratica della materia. In tal caso meglio coinvolgere professionisti del mestiere che hanno passato qualche anno a spuntare / referenziare carte di lavoro.
Per il secondo aspetto, occorre tanta formazione. Parlare di accettazione, pianificazione, significatività, rischio, evidenza, ecc. ecc. non deve far sorridere o peggio portare alla conclusione … mah, va be tanto …; devono essere termini metabolizzati ed innescati in automatico ogni qual volta si parte con un nuovo lavoro di revisione; come un mantra …
L'ultimo aspetto, più che altro è un augurio. Questo potrebbe aiutare a formare un bacino di professionisti che "masticano" revisione dalla mattina alla sera e possono così sviluppare un movimento di lavoro e di studio che stimoli la cultura italiana, del controllore e del controllato, a crescere versus una forma mentis che ben si dispone alla visita di un professionista. Quindi da un lato l'azienda da controllare che pretende la presenza del revisore … dall'altro un professionista che aiuta l'azienda ad anticipare l'evidenziazione di eventuali problematiche.
Non è facile ! Ma è possibile !