L'errata indicazione di oneri deducibili o detraibili o la mancata imputazione di costi sostenuti possono infatti delineare un saldo tributario inesatto. Il contribuente ha due possibilità per sanare la propria posizione nei confronti del Fisco:
inviare entro la scadenza ordinaria un nuovo modello, barrando la casella "Correttiva nei termini". Nel caso in cui la correzione individui un maggior credito, il soggetto potrà usufruire della somma per l'anno successivo o per la compensazione di altri debiti tributari, mentre l'eventuale surplus a debito dovrà essere sanato con ravvedimento operoso (se i termini di versamento sono già scaduti); presentare una dichiarazione integrativa entro la scadenza del modello relativo all'anno successivo, qualora quella originaria sia stata validamente trasmessa.Per quanto riguarda la seconda fattispecie, bisogna sottolineare che, nel caso in cui si tratti di dichiarazione integrativa in aumento - che ha determinato cioè un minor reddito o un minor debito o un maggior credito d'imposta - il soggetto potrà correggere gli errori commessi anche entro i termini per l'accertamento, ossia il 31 dicembre del quarto anno successivo a quello in cui è stata presentata la dichiarazione. In questa eventualità il soggetto non potrà però godere di alcuna riduzione delle sanzioni.
L'art. 2, comma 8-ter, D.P.R. n. 322/98 stabilisce inoltre che il contribuente può presentare una dichiarazione integrativa anche al fine di trasformare la richiesta di rimborso dell'eccedenza d'imposta in credito da utilizzare in compensazione. Il limite temporale è stabilito in 120 giorni dalla scadenza del termine ordinario.
Il monitoraggio delle posizioni fiscali non corrette risulta fondamentale per evitare di incorrere in sanzioni. Nel caso in cui infatti l'Amministrazione Finanziaria ravvisi un maggior debito d'imposta nell'esecuzioni di controlli automatici e formali, il contribuente sarà tenuto al versamento di una sanzione pari al 30% dell'importo individuato; tale penalità è prevista anche nel caso in cui la dichiarazione sia stata presentata in maniera tardiva o carente.
L'Agenzia delle Entrate specifica inoltre che nel caso di infedele dichiarazione, con omessa o errata indicazione di redditi, la sanzione va dal 100% al 200% della maggiore imposta o del minor credito.