Considerazioni generali sul processo di armonizzazione contabile
Come è noto, l'Unione Europea, con una serie di regolamenti, ha obbligato gli Stati membri ad adottare, a partire dal 1 gennaio 2005, i principi contabili IAS/IFRS per la redazione dei bilanci consolidati delle società i cui titoli sono trattati su mercati regolamentati.
Lo Stato italiano, con la legge 31 ottobre 2003 n. 306 ("Legge Comunitaria 2003", pubblicata sulla G.U. n. 266 del 15 novembre 2003) e con il decreto legislativo 28 febbraio 2005, n 38, ha inteso aderire all'armonizzazione contabile promossa dall'Unione, andando oltre gli obblighi imposti dal citato regolamento ed estendendone l'applicazione ai bilanci d'esercizio di talune tipologie di imprese.
L'espressione IAS/IFRS è normalmente tradotta in italiano come "principi contabili internazionali": l'uso di questi termini, però, può trarre in inganno. Un "accounting standard" (o "financial reporting standard") non è propriamente un "principio contabile" nel senso assegnato al termine dalla dottrina e dalla prassi italiane, ma una semplice "regola empirica", suscettibile di progressivi cambiamenti, a seconda di come la prassi prevalente percepisce i mutamenti dei contesti economici nei quali deve essere adottata.
In particolare gli standard non rispondono ad alcun sistema generale di riferimento: essi, invero, prevalgono rispetto al c.d. "quadro sistematico" (Framework), che vale solo se non in contrasto con quanto indicato nelle singole regole.
Se consideriamo qual è il ruolo degli IAS/IFRS nei paesi nei quali hanno avuto origine e si sono sviluppati, constatiamo una loro valenza assolutamente diversa rispetto a quanto avviene per i principi italiani: come è noto, laddove vige la c.d. common law, l'ordinamento giuridico è fondato su leggi non scritte e sviluppate attraverso i precedenti delle decisioni giurisprudenziali. Queste ultime si ispirano alle "best practicse", che per la materia del bilancio sono costituite dai "principi contabili generalmente accettati".
Trattasi, ad evidenza, di un ruolo di grande rilievo, che vincola pesantemente l'operato di tutti coloro che sono interessati alla materia, compresi, ovviamente, gli organi giudicanti di ogni ordine e grado.
Il fatto fortemente innovativo per il nostro ordinamento non si limita a ciò: come detto gli standard sono in continua evoluzione e sono emanati da un organismo privato, che, così, si sostituisce al legislatore nazionale.
É ormai unanimemente riconosciuto che gli standard sono finalizzati a rappresentare principalmente le informazioni utili al socio (presente e futuro), piuttosto che quelle utili alla società: in altre parole, il bilancio deve offrire il maggior numero di informazioni possibile sulla probabilità per il socio di incassare, in un arco di tempo prevedibile, la somma investita, più o meno il risultato dell'investimento, attraverso la distribuzione di dividendi e la successiva rivendita dei titoli acquistati.
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