Per confrontare i redditi dichiarati e le spese effettuate e per individuare i contribuenti da sottoporre a controlli, il redditometro si basa sul trattamento automatizzato di dati personali in possesso dell'Agenzia delle entrate, si tratta di dati comunicati dal contribuente stesso o da soggetti esterni e sull'imputazione anche di spese presunte.
Il trattamento comporta dei rischi per la privacy; il rischio detto ha richiesto la verifica preliminare dello strumento del redditometro da parte del Garante.
Nel corso della verifica svolta sul sistema di accertamento sintetico del reddito sono emersi numerosi profili di criticità in ordine: alla qualità ed esattezza dei dati utilizzati dall'Agenzia delle entrate; all'individuazione in via presuntiva della spesa sostenuta dal contribuente che riguardano aspetti della vita quotidiana (tempo libero, libri, pasti ristorante etc etc.); all'informativa da rendere al contribuente.
Le misure che renderanno il nuovo redditometro conforme alla normativa sulla privacy:
profilazione: il reddito del contribuente potrà essere ricostruito unicamente con spese certe e spese che valorizzano elementi certi; non si potranno utilizzarsi spese presunte basate sulla media Istat; spese medie Istat: i dati delle spese medie Istat non possono determinare l'importo di spese frazionate e ricorrenti (es. abbigliamento) per le quali il fisco non ha evidenze certe. I dati Istat sono riferibili allo standard di consumo medio familiare, motivo per cui non possono essere ricondotti correttamente ad alcun individuo, se non con notevoli margini di errore in eccesso o in difetto; fitto figurativo: il cosiddetto "fitto figurativo" (attribuito al contribuente senza abitazione in proprietà o in locazione nel comune di residenza) non potrà esssere utilizzato come criterio per selezionare i contribuenti da sottoporre ad accertamento, se necessario potrà essere utlizzato a seguito del contraddittorio.