Il pacchetto Omnibus, recentemente annunciato dalla Commissione Europea, ha suscitato reazioni contrastanti tra gli addetti ai lavori. L’iniziativa mira a ridurre il carico burocratico per le imprese, semplificando alcune delle normative esistenti in materia di sostenibilità, tra cui il Regolamento sulla Tassonomia dell’UE, la Direttiva sulla Rendicontazione della Sostenibilità (CSRD) e la Direttiva sulla Due Diligence della Sostenibilità (CSDDD); il percorso che porterà alla sua effettiva entrata in vigore si preannuncia però lungo e complesso.
La proposta della Commissione introduce modifiche sostanziali, tra cui la riduzione delle imprese soggette agli obblighi di rendicontazione. Il nuovo criterio prevede che solo le aziende con più di 1000 dipendenti siano tenute a rispettare tali obblighi, riducendo così di circa l’80% il numero delle imprese coinvolte rispetto alla normativa precedente. Inoltre, il pacchetto Omnibus posticipa di due anni l’entrata in vigore dei requisiti di rendicontazione per le grandi imprese che non hanno ancora implementato la CSRD e per le PMI quotate, con l’obiettivo di concedere più tempo ai co-legislatori per perfezionare le modifiche proposte.
Un ulteriore aspetto rilevante riguarda l’introduzione di uno standard di rendicontazione volontario per le imprese escluse dall’ambito della CSRD, che si baserà sullo standard per le PMI sviluppato da EFRAG. Questo dovrebbe limitare le informazioni che le grandi aziende e le banche potranno richiedere alle imprese di minori dimensioni, riducendo così il carico amministrativo.
Il percorso legislativo del pacchetto Omnibus, però, è ancora lungo. Dopo la pubblicazione della proposta da parte della Commissione il 26 febbraio 2025, seguiranno le fasi di revisione e negoziazione da parte del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’UE. Il processo prevede più letture e possibilità di emendamenti, con eventuali negoziazioni per armonizzare le posizioni tra le istituzioni europee. Se tutto procederà senza intoppi, la direttiva dovrà essere recepita dagli Stati membri, che avranno un periodo stabilito – solitamente due anni – per adattare la normativa alle proprie legislazioni nazionali. Tuttavia, considerando la complessità delle norme sulla sostenibilità e le diverse esigenze degli Stati membri, potrebbero passare anni prima che il pacchetto venga effettivamente implementato.
La Commissione Europea ha chiarito che l’obiettivo del pacchetto Omnibus non è quello di stravolgere l’architettura normativa sulla sostenibilità, ma di ottimizzarla, semplificando il quadro regolatorio senza compromettere gli impegni già assunti dalle imprese. Resta ora da vedere quale sarà l’esito delle negoziazioni e se l’Unione Europea riuscirà a trovare un equilibrio tra la necessità di semplificare le norme e l’urgenza di mantenere saldi gli obiettivi di sostenibilità.
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