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Mercoledì 14 aprile 2010

LA CRISI ECONOMICA - LA RIFORMA FISCALE

a cura di: Studio Associato Dottori Commercialisti Peveri Salice Segalini
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LA CRISI ECONOMICA - LA RIFORMA FISCALE

Negli ultimi anni le riforme fiscali, riguardanti le imprese, varate dai Governi che si sono succeduti nel tempo, di sinistra e di destra, diversamente dai proclami pre-elettorali, hanno avuto come obiettivo principale l'aumento delle imposte necessario per finanziare l'aumento delle spese.

La conseguenza di questa politica subdola è stata il significativo aumento della pressione fiscale (tutti i governi degli ultimi quindici anni vi hanno partecipato) che, ufficialmente, ha fatto raggiungere nel 2009 all'Italia il poco invidiabile record del 43,3% (fonte sole 24 ore di 5 feb 2010); cioè per ogni 100 euro di Prodotto Interno Lordo (ricchezza prodotta dal Paese) i cittadini versano allo Stato 43,3 euro d'imposte.

A questo proposito voglio ricordare ai lettori che i dati ufficiali della pressione fiscale italiana sono "volutamente falsi" perché, con un artificio contabile, il metodo di calcolo è drogato dall'inserimento nel denominatore della frazione corrispondente al Prodotto interno lordo, del "NERO", cioè dalla quota di fatturato che in Italia sfugge interamente alla tassazione. Considerando che in Italia il Prodotto interno lordo "NERO" è stimato in circa il 25% di quello ufficiale, anche il non addetto ai lavori può capire che il risultato della frazione imposte / PIL è fortemente, e ripeto volutamente, sottostimato, per usare un eufemismo.

Per intenderci la pressione fiscale reale nel nostro paese viaggia ben sopra il 50% (Fonte Istituto di ricerca dott. Commercialisti sole 24 ore 19 nov 2009) e fa della nostra pubblica amministrazione la più esose d'Europa.
Sembra un film di "Totò & Peppino" ma è invece quello che ci propinano tutti i giorni i nostri politici, di ogni colore, i giornali e gli addetti ai lavori, per semplice ignoranza o perché interessati a mistificare la realtà.
L'obiettivo di aumentare il gettito tributario delle imprese e dei professionisti è stato ottenuto, tra gli altri, con l'introduzione di

  • nuove imposte: Irap,
  • nuovi strumenti di calcolo della capacità contributiva: studi di settore,
  • riduzione dei costi deducibili.

Gli effetti di questa politica fiscale sono stati disastrosi.

Irap
L'Irap come ormai sanno tutti gli addetti ai lavori, nonostante i tentativi di mitigarne gli effetti, è senza dubbio l'imposta più "illogica" del panorama europeo e forse mondiale.
Colpisce in modo discriminatorio le imprese e i professionisti, perché non incide sul reddito, ma è calcolata su una base imponibile che non consente la deduzione di alcuni costi significativi: le spese per il personale, gli interessi passivi sui finanziamenti ricevuti, i compensi amministratori, le altre imposte, ecc..
La sua introduzione ha penalizzato le imprese e i professionisti che assumono dipendenti e che operano in settori ad alta intensità di lavoro, ha punito le aziende e i professionisti indebitati, e ha obbligato anche le imprese che chiudono in bilanci in perdita a pagare le imposte.
L'Irap oltretutto colpisce più duramente la piccola e media impresa rispetto a quella di grandi dimensioni.
L'effetto per molte imprese è stato quello di vedere aumentare la pressione fiscale anche a livelli pari o superiori al 100%. A questo proposito riporto due esempi reali che consentono al lettore di valutare l'impatto di questa imposta sui bilanci di una piccola / media impresa e su quelli di una grande impresa.

Per visualizzare l'intero articolo del Dott. Mauro Peveri clicca qui.

 

AUTORE:

Filippo Sisti

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