Più del 60% delle famiglie dichiara di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese, in aumento del 10% rispetto al periodo pre-pandemia. È questa una delle evidenze emerse dall'ultima "indagine straordinaria sulle famiglie italiane" di Banca d'Italia. Il sondaggio condotto da Palazzo Koch porta la firma delle ricercatrici Concetta Rondinelli e Francesca Zanichelli ed ha coinvolto oltre 2.800 nuclei familiari tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo 2021. Dalla ricerca emerge che il 23% delle famiglie si aspetta un netto peggioramento del quadro generale nei successivi dodici mesi, il 9% in meno della precedente rilevazione (condotta nel novembre 2020), lasciando intravedere un graduale miglioramento nelle prospettive. Le tempistiche restano tuttavia di lunga durata: solo il 16% delle famiglie pensa che l'emergenza sanitaria rientrerà nel 2021 mentre circa un terzo pone come riferimento il 2023.
Sul fronte del reddito permane uno stato di incertezza con lo shock della pandemia ancora non riassorbito. Il 70% delle famiglie prevede per il 2021 un reddito pari a quello percepito nel 2020 ma un sesto se ne attende uno inferiore. Poco meno di un terzo delle famiglie, nel mese precedente l'intervista, ha registrato un reddito inferiore a quello precedente allo scoppio della pandemia, una caduta che si inasprisce tra i nuclei con il capofamiglia lavoratore autonomo o disoccupato. La criticità non si palesa soltanto nel confronto tra il periodo pre e post-pandemia ma anche nel presente, nella vita quotidiana. Infatti oltre il 60% delle famiglie intervistate dichiara di avere difficoltà ad arrivare alla fine del mese, ben il 10% in più rispetto al periodo pre-pandemia.
La situazione peggiora nelle famiglie in cui il principale percettore di reddito è lavoratore autonomo, in quest'ultimo caso l'aumento percentuale delle famiglie in difficoltà è superiore al 20%. Oltre alla questione del reddito le famiglie hanno modificato i loro comportamenti di consumo. Oltre otto famiglie su dieci dichiara "di aver ridotto le spese per servizi di alberghi, bar e ristoranti e di aver effettuato meno frequentemente acquisti in negozi di abbigliamento rispetto al periodo precedente la pandemia". Due terzi del campione dichiara di sostenere una spesa più bassa per i servizi di cura della persona: "Per le famiglie che arrivano con difficoltà alla fine del mese la contrazione dipende in prevalenza dalle minori disponibilità economiche; per i nuclei più abbienti pesano soprattutto le misure di contenimento e la paura del contagio".
Il sondaggio di Banca d'Italia getta qualche ombra anche sulle prospettive di ripresa economica, perlomeno sul fronte dei consumi interni. Nei tre mesi successivi all'intervista poco meno di una famiglia su quattro pensa di ridurre i consumi non durevoli (a novembre erano comunque una su tre): "La flessione della spesa sarebbe più pronunciata per i nuclei il cui reddito è diminuito tra gennaio e febbraio e che hanno più difficoltà a fronteggiare le spese mensili, riguarderebbe però anche parte (circa un quinto) di coloro che si aspettano un incremento di reddito nel 2021". Alta anche la propensione al risparmio già certificata da analisi quantitative di Banca d'Italia (e non solo) e confermata anche in questa indagine straordinaria. Circa quattro famiglie su dieci hanno infatti dichiarato di aver speso meno del reddito annuo nel corso del 2020 e un quasi un terzo di queste lo ha fatto in maniera più intensa rispetto al 2019. Importante precisione del documento: "L'aumento del risparmio prevale però solo tra i nuclei che arrivano facilmente o abbastanza facilmente alla fine del mese, che tipicamente detengono la maggior parte del risparmio".
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